Ansia, paura, depressione, rabbia, crisi esistenziali possono diventare, in certi momenti della vita, “compagne” indesiderate del nostro cammino.
Che abbiano radici profonde o siano scatenate da eventi recenti rendono difficili, a volte invivibili, le relazioni quotidiane e il rapporto con se stessi.
Non sono sintomi di debolezza o segni di incapacità di vivere.
“Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno inciampato, la loro è una virtù spenta di poco valore: a loro non si è svelata la bellezza della vita”.
Boris Pasternak
Nessuno può decidere o influenzare certi avvenimenti che capitano nella propria esistenza, tuttavia è possibile esplorare un modo nuovo di affrontare le avversità della vita, imparare a non soccombere sotto il peso degli eventi ma piuttosto accoglierli, rendendoli meno gravosi o, ancor di più, punti di forza da cui ripartire.
Ed è possibile perché gli esseri umani possono cambiare la loro vita modificando la loro percezione delle cose.
" Se una cosa ti tormenta, non soffri per quella cosa in sé, ma per il giudizio che hai su di essa. Ed è in tuo poter spazzare via subito quel giudizio”.
Marco Aurelio
Allora attiviamoci assieme per esplorare e scoprire nuove risorse per comprendere e superare le proprie inconsapevolezze, le proprie percezioni disfunzionali, le proprie convinzioni e riconoscere le proprie responsabilità.
Queste sono le premesse per intraprendere un percorso di psicoterapia, attraverso un cammino che porta a trasformare ogni "caduta" nella scoperta più intima di se stessi e nella conquista del cambiamento.
Vi lascio, perfetta, a tal proposito, l'"Autobiografia in cinque corti capitoli" di Portia Nelson.
Capitolo primo
Cammino lungo una strada.
C'è una buca profonda nel marciapiede.
Ci casco dentro.
Sono perduto,
non posso farci nulla,
non è colpa mia.
Ci metto una vita per uscirne.
Capitolo secondo
Cammino lungo la stessa strada.
C'è una buca profonda nel marciapiede.
Faccio finta che non ci sia.
Ci casco dentro.
Non posso credere di essere ancora nello stesso posto.
Ma non è colpa mia.
Mi ci vuole un sacco di tempo per uscirne.
Capitolo terzo
Cammino lungo la stessa strada.
C'è una buca profonda nel marciapiede.
La vedo benissimo.
Ci casco dentro di nuovo;
è un'abitudine.
Ma i miei occhi sono aperti:
so dove sono.
E' colpa mia.
Ne esco immediatamente.
Capitolo quarto
Cammino lungo la stessa strada.
C'è una buca profonda nel marciapiede.
Ci cammino intorno.
Capitolo quinto
Me ne vado per un'altra strada.